mercoledì 19 ottobre 2016

L'ALLENATORE SE NE VA

 
Paolino Pulici, ieri bandiera del Torino e oggi tecnico del settore giovanile della lombarda Tritium, a due passi dalla sua Roncello, dice spesso che la squadra ideale da allenare è quella di orfani. Provocazione o paradosso, la realtà dei fatti nelle squadre giovanili di Torino, e non soltanto, è quella di genitori a bordo campo sempre più invadenti, spesso maleducati, qualche volta eccessivi nelle loro pressanti richieste di far giocare il figlio o di sceglierne addirittura il ruolo.

Il malcostume si è allargato, soprattutto negli ultimi anni, e qualche volta nelle società si abbozza, altre ci si indigna, in alcuni casi si cerca di mediare. Ma fino ad un certo punto. Fino a quando qualcuno non prende la situazione di petto e sceglie la via drastica. Andrea Cornelli, tecnico dei Giovanissimi 2002 dell’Atletico Torino, ha detto basta e si è dimesso per le continue discussioni con i genitori dei ragazzi del suo gruppo che, a suo dire, volevano entrare nelle questioni tecniche di una squadra fresca vincitrice del Superoscar di categoria e seconda in campionato: «Non mi sentivo più libero di fare le mie scelte, è venuta meno la serenità. Ci sono state accese discussioni perché alcuni genitori pretendevano in maniera brusca che il loro figlio giocasse sempre e si intromettevano anche sul ruolo: un padre deve spronare il ragazzo a dare il meglio, non lamentarsi delegittimando l’allenatore. Il rispetto e l’educazione vengono prima di tutto: ho voluto dare un segnale forte perché questa non è una situazione circoscritta ma assai diffusa. Non ho alcun problema con la società ma con gli eccessi ormai fuori controllo di alcuni papà».

In effetti quello che è accaduto all’Atletico poteva succedere in tante società del Piemonte: «Il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio – ammette Carlo Pesce, ds del Lascaris – ed è peggiorato. Ho allenato per tanti anni e fino a qualche decennio fa non conoscevamo quasi i genitori: oggi ci sono i papà intelligenti che rispettano i ruoli, altri che vanno decisamente fuori dal seminato con pretese gestionali e che vogliono intromettersi nel lavoro dei tecnici, a tutto danno del bambino. La società deve essere forte, prendere anche misure drastiche se la presenza di alcuni genitori è di danno all’ambiente». Al Borgaro, consci del problema come in molte altre società, hanno affisso un cartello a pochi metri dal campo: «Cari genitori, ricordate che l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare, il bambino di giocare. Il vostro campito è quello di incitare la squadra, quindi non pensate ai consigli tecnici. Divertitevi anche voi». 

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